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Notizia del 11/12/2007

Maggio, primavera. Urumqi è illuminata dal gioioso riverbero del sole che batte sul tianshan, e io, leggero come un fiocco di neve, entro in classe dalla finestra e mi ci siedo davanti. Guardo il sole e la neve. A Urumqi è così, capita che sole e neve ti vengano addosso insieme, a maggio inoltrato, quando voialtri "cinesi doc" siete già stufi marci di contemplare prati fioriti e petali di pesco. Ajitai è entrata nella stanza senza che nessuno abbia dato il segnale di mettersi sull'attenti: più che in un'aula, sembra di stare sul greto di un fiume pieno di insetti ronzanti, nessuno si accorge del suo arrivo.

English è stato scritto da Wang Gang, scrittore originario dello Xinjiang, regione in cui si svolge il racconto, ambientato nella Cina degli anni '70 in piena Rivoluzione Culturale Cinese, anche se per buona parte del libro non sono riuscita a collocarlo cronologicamente.

In una classe di adolescenti arriva un insegnante di inglese, molto curato, con un dizionario sotto braccio che diventa la porta per un mondo sconosciuto in quell'angolo di Cina così lontano da Pechino, dove si seguono delle regole che paiono assurde, dove si fa il bagno una volta la settimana nella struttura pubblica e dove gli unici spettacoli teatrali sono quelli - pochissimi - approvati dal Partito.

In un certo senso, questo libro è stato un seguito de La buona terra, durante il quale la Rivoluzione Cinese ha avuto inizio. Il racconto non è male, anche se verso la fine uno dei personaggi principali è fatto uscire di scena troppo velocemente, ma quel che davvero mi è piaciuta è l'ambientazione: uno scorcio di vita in un pezzo di cultura di cui ho sentito parlare, ma che non ho mai conosciuto e che in molti passaggi mi ha ricordato molto da vicino 1984, il noto romanzo di George Orwell.

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