Notizia del 16/11/2006
Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c'era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo.
Questo libro scritto dal mio conterraneo Dino Buzzati è quasi l'antitesi de Il gabbiano Jonathan Livingston: quanto Jonathan è determinato ad andare avanti, così Drogo è determinato a non muoversi dalla sua postazione esattamente come gli è stato ordinato: ammirevole? Mh... probabilmente sotto l'ottica strettamente militare si.
L'ho letto per la prima volta verso i 16 anni e non sono riuscita a finirlo: un mattone terribile! Poi una decina di anni dopo o forse anche più la curiosità di vedere come andava a finire ha fatto si che lo riprendessi in mano e lo rileggessi: non so per quale motivo, ma magicamente l'ho letto, capito e apprezzato in tutte le sue sfumature e - lo confesso - ancora mi chiedo come feci a giudicarlo peso allora.
Non ho capito se sia un libro sulla speranza o sull'inutilità del basare tutta la propria vita su un singolo incerto accadimento, ad ogni modo l'ho trovato un libro triste, rassegnato, la storia di un uomo che per dovere aspetta malgrado tutto e a quest'attesa sacrifica la vita intera: chissà cosa si aspettava Giovanni Drogo quel mattino quando ha indossato per la prima volta la divisa da tenente, probabilmente qualcosa di più di ciò che ha ottenuto.
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