Notizia del 30/04/2007
Nel Mahabharatam, antico poema indiano leggiamo: "Bhima gli calcò forte il petto, gridando a gran voce a tutti i guerrieri 'Chi di voi ha la forza di difendere costui, perché io non gli tagli questo braccio?' E insultando violentemente i guerrieri e l'agonizzante, Bhima, furibondo, tagliò mano e braccio a Duhsasana e con quella stessa mano lo schiaffeggiò, e con quella stessa mano lo colpì, e sembrò fulmine in mezzo alla battaglia.
Mi piace Konrad Lorenz, mi piace molto perché mi aiuta a rispondere a domande che spesso mi pongo senza riuscire però a formularle come vorrei: lui invece riesce a completarle al posto mio e a darvi risposta e così è successo anche questa volta, ne L'aggressività.
Viviamo in una società che cerca (almeno a parole) la pace, l'unità, la fratellanza e condanna (sempre almeno a parole) qualsiasi forma di violenza: siamo una società che ama definirsi "civile", che si è data delle regole precise di rispetto dell'altro, delle sue necessità e dei suoi diritti.
Ma non sempre le regole sembrano funzionare come dovrebbero ed ecco gli hooligans, il nonnismo, il bullismo e altre forme simili di prevaricazione sull'altro: come mai? Forse che non siamo "civili" o meglio "civilizzati" come pensiamo di essere?
Per millenni è sopravvissuto il più forte, il più resistente e il più debole ha dovuto soccombere: poi nel giro di una manciata di secoli questo modo di agire si è invertito o almeno la società moderna ha cercato com'è giusto di modificarlo, ma non sempre la ragione vince sull'atavico bisogno di combattere e da lì le manifestazioni che ho citato sopra.
Naturalmente Konrad Lorenz non giustifica tali atteggiamenti, ma si limita a studiarli confontandoli con atteggiamenti omologhi presenti nel mondo animale e sicuramente è molto interessante scoprire che - come già mi è capitato di dire - siamo ancora molto più dipendenti dall'istinto di quanto desideriamo pensare.
Il libro è citato in un passaggio de Le vie dei canti, mentre un buon esempio di quanto descritto sopra lo mostra Il signore delle mosche, uno dei racconti più impressionanti che abbia mai letto.
Sullo stesso argomento, Amore e odio di Irenaus Eibl-Eibesfeldt.
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Commenti
1 - Scritto da Marco GRAZIA il 01/05/2007 alle 10:24
Il bullismo e i suoi derivati è più umano di quanto tu pensi, è animale è una forma di territorialità in un animale non solitario come l'uomo dove un capo, comanda i suoi sottoposti e insieme dominano il branco.
Leggiti anche i libri di Desmond Morris cominciando da "La scimmia nuda" è un buon proseguimento per letture come Lorenz.
Mentre per capire Chatwin, ti consiglio "Bruce Chatwin" di Nicholas Shakespeare è un'ottima biografia in cui tra le altre cose viene approfondito il viaggio di Bruce a Swartkrans in sud africa.
E' un mattone, ma secondo me ti piacerà :-)
M.
2 - Scritto da reb il 01/05/2007 alle 15:09
si, lo so che il bullismo e derivati sono umani: dicevo appunto che la civiltà ha portato a frenare dei comportamenti considerati - a ragione - socialmente inaccettabili, ma che fanno parte di noi e dobbiamo tenerne conto, pena il ritrovarci ad affrontare piaghe tipo quelle che ho citato :)
non so se ho voglia di approfondire chatwin per ora, ma mi segno comunque i titoli, grassie :D