Notizia del 30/11/2007
C'era una volta in una città un re e una regina, che avevano tre figlie bellissime. Le due più grandi, anche se molto belle, si poteva pensare di riuscire a esaltarle con parole umane, mentre la bellezza della più giovane era così straordinaria, così fuori del comune che il linguaggio umano appariva insufficiente e povero non solo a descriverla, ma anche solo a lodarla. Così molti cittadini e molti forestieri accorrevano in gran numero attratti dalla fama di quella bellezza rara, e a vederla così incantevole restavano stupefatti ad ammirare quel meraviglioso prodigio: accostavano la mano alla bocca con l'indice sul pollice disteso e la veneravano stando in adorazione, come avrebbero fatto dinnanzi alla stessa Venere.
Non conosco il latino e ho studiato ben poco della letteratura dei tempi della Magna Grecia e dell'Impero Romano, però mi succede a volte di sentirne parlare e quando m'è capitato sottomano questo libro con La favola di Amore e Psiche scritta da Apuleio con il testo originale da un lato e la traduzione in italiano dall'altro non me lo sono fatto scappare (e non sto a precisare quale versione abbia letto io ;).
La storia potrebbe essere tranquillamente raccontata ai bambini al posto delle favole moderne, perché il livello di comprensione richiesto dal testo è molto basso, però l'ho trovato godibile: non solo ho incontrato tra le pagine alcuni tra i principali dei dell'Olimpo, ma soprattutto ho capito quali legami vi fossero fra loro e il perché di certi detti o qual'è la loro particolare funzione o... come dire... "campo d'azione". Inoltre ci sono spiegazioni a margine per certe locuzioni altrimenti poco chiare, come per esempio "accostavano la mano alla bocca con l'indice sul pollice disteso" proposto nel brano che ho riportato e che era un gesto di omaggio religioso.
In generale un libro molto veloce da leggere e che comunque lascia soddisfatti di averlo fatto, tra l'altro a un costo contenuto considerata la media dei tascabili.
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